Città figlie di madrepatrie diverse, ciascuna con le sue specificità, le poleis selezionate possono offrire un utile campione d’indagine per leggere lo sviluppo diacronico delle acropoli – dalla fase protostorica a quella post-antica, con attenzione prioritaria al periodo greco – in relazione ai cambiamenti urbanistici, paesaggistici e funzionali.ĭalla Rocca di Cuma alla città vecchia di Taranto, dall’isola di Ortigia a Siracusa alla collina di Caponapoli a Napoli, lo studio sulle acropoli magnogreche può consentire di conoscere meglio non solo le città antiche ma anche quelle contemporanee, in cui esse continuano ancora a vivere. Il progetto AKROMA intende, perciò, avviare un’analisi sistematica a partire da alcuni siti-pilota – Cuma, Taranto, Siracusa e Neapolis – valorizzando tutta la documentazione storica, archeologica, letteraria disponibile, con un approccio critico e trasversale. Tuttavia, nonostante l’importanza simbolica e concreta ad esse riconosciuta nella letteratura storica e archeologica, le acropoli dell’Italia meridionale e della Sicilia non sono state finora oggetto di studi specifici. Pur mostrando una grande variabilità riguardo alla morfologia del paesaggio, all’estensione, alla monumentalizzazione architettonica, le acropoli condividono un tratto comune, ossia la funzione religiosa, insieme a quella difensiva, assicurata dalla presenza dei templi poliadici che le rende, indipendentemente dalla caratterizzazione orografica, vere e proprie cittadelle sacre, con un forte valore identitario e rappresentativo per la comunità. Ma il modello ateniese è più un’eccezione che la regola nel paesaggio urbano antico, come dimostra la pianificazione degli insediamenti coloniali nella Grecia d’Occidente che costituiscono, com’è noto, un campionario fondamentale per indagare la nascita e lo sviluppo del sistema- polis. Nell’immaginario collettivo il termine greco “akropolis” evoca immediatamente la cittadella di Atene protetta dalla sua dea tutelare. Mariamafalda Crisci, dottoranda – Scuola Superiore Meridionale Rosaria Perrella, dottore di ricerca – Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali Michele Silani, ricercatore TD-A Archeologia Classica – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”Īndrea Averna, assegnista di ricerca – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” Valeria Parisi, ricercatrice TD-A Archeologia Classica – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” (Responsabile scientifico)Ĭarlo Rescigno, professore ordinario Archeologia Classica – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” Il progetto è finanziato nell’ambito del Programma V:ALERE 2020 – Progetti di ricerca applicata e a carattere industriale per RTD di tipo A e B – Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”
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